Sono in tanti a dover combattere con i virus dell’epatite: circa 400 milioni in tutto il mondo. È un’infiammazione del fegato, causata generalmente da un’infezione virale, che ancora oggi è causa di numerose patologie e decessi. Servono maggiori misure di prevenzione e di screening, per questo il 28 luglio, con il motto “Eliminare l’epatite”, si celebra la Giornata mondiale contro l’Epatite: un’occasione per riflettere, prevenire e informarsi, istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Esistono 5 tipi di epatite virale (A, B, C, D o E). Le epatiti A ed E, provocate dall’ingestione di acqua o cibo contaminati, salvo rari casi non causano mai la cronicizzazione della malattia e si risolvono generalmente senza trattamento. L’epatite B Cronica o l’infezione da virus dell’epatite C sono le forme più pericolose: il virus si contrae attraverso il contatto diretto con sangue o per via sessuale, e nel tempo, se non curato, può degenerare in un’infezione cronica, responsabile di numerosi casi di cirrosi e cancro al fegato. Spesso le infezioni non danno sintomi, ma possono manifestarsi con ittero, urine scure, dolori addominali e nausea.
Il rapporto OMS globale epatite 2017 indica che la maggioranza di queste persone non ha accesso ai salvavita, ai test e alle terapie. Eppure gli strumenti per combattere l’epatite e prevenire le conseguenze più gravi esistono: ci sono farmaci sempre più efficaci e linee guida che ampliano l’accesso alle terapie. L’obiettivo dell’eliminazione dell’epatite C, la più diffusa in Italia, sembra essere vicino e grazie alle nuove terapie personalizzate si riescono ad ottenere risposte positive anche nei casi più difficili.